Data leaks di Google e diritto all’oblio

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By Dott.ssa Vincenza Scherillo

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Di recente, si è acceso il dibattito intorno ai c.d. data leaks, ossia incidenti informatici in cui le informazioni sensibili vengono esposte per errore.

È stato ripetutamente affermato che pericolosi criminali e loschi personaggi pubblici stanno utilizzando la legge europea per richiedere a Google di rimuovere informazioni su di loro, abusando dei diritti pensati, invece, per consentire a individui di richiedere la rimozione di informazioni personali imprecise, irrilevanti o obsolete e che non hanno alcun interesse pubblico.

Diritto all’oblio e Google

Google è il principale arbitro delle informazioni del web e ha praticamente il predominio sul controllo su come siamo rappresentati e identificati digitalmente.

La maggioranza delle richieste di rimozione riguarda informazioni che Google stessa ha classificato come “informazioni private o personali”. Solo una piccola parte delle richieste riguarda reati gravi, dati politici o personaggi pubblici, ed è più probabile che anche quelli provengano dalle vittime, piuttosto che dai colpevoli.

Ciò nonostante, Google costantemente rifiuta di rilasciare dati, anche aggregati, sui tipi di richieste e decisioni prese

È, infatti, molto complesso trovare un punto di equilibrio tra i diritti alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni. Google ha preso in considerazione questo, spendendo ingenti risorse per raggiungere il corretto equilibrio nelle sue decisioni. Probabilmente non dovrebbe prendere queste decisioni senza una guida molto più fine ed esempi funzionanti dagli organi democratici europei, ma c’è sempre più giurisprudenza che viene generata in ogni momento. Sebbene ancora inadeguato, Google è stato più attivo e trasparente di qualsiasi altro concorrente, che sembra riluttante ad attirare l’attenzione sulle loro basse quote di mercato nella ricerca web. Il motivo principale per cui Google non sta rilasciando dettagli sui suoi processi è che ogni richiesta di cancellazione comporta il rischio che Google possa essere citato in giudizio. Sebbene sia una preoccupazione valida, ciò non toglie preoccupazioni molto significative sul rispetto della trasparenza.

Le valutazioni di Google

Google ha riconosciuto la necessità di migliorare il suo rapporto sulla trasparenza. Due mesi fa, ha accolto con favore una lettera di 80 accademici di 57 istituzioni, che chiedevano informazioni dettagliate sulla sua attuazione della sentenza sul diritto all’oblio, dichiarando di aver attivato dei meccanismi per poter rilasciare ulteriori dati in risposta.

In merito grande importanza hanno le autorità di regolamentazione, le quali devono essere coinvolte non solo nei casi in cui vengono appellati a seguito del rifiuto di Google, ma vi è la necessità che intervengano nel merito, offrendo valutazioni in materia. Devono essere aperti a una negoziazione pubblica di soluzioni praticabili, senza minacciare sanzioni o contenziosi, chiarendo le modalità e i tempi in cui la protezione dei dati si scontra con la libertà di espressione.

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